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Posts tagged "bitcoin"

Il BitcoinVenetoTeam nel simulatore di caduta libera

18 Agosto 2017 / BTC-Davide /
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logo-aero-gravity-bitcoinveneto

Come da titolone, giovedì 17 agosto ci siamo fatti un giro a Pero (MI) per provare la simulazione della caduta libera nel più grande simulatore del mondo, Aero Gravity! Niente foto però dei (due) minuti di volo, eravamo troppo impegnati a gustarci l’esperienza 😉

bitcoinvenetoteam-aero-gravity-03

bitcoinvenetoteam-aero-gravity-04

BVT 😉

 

aero gravity, bitcoin, bitcoin veneto

News tecnica: salvare e trasferire BCC Bitcoincash

6 Agosto 2017 / BTC-Davide /
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Postiamo un link ad una news “tecnica” del Presidente della Bitcoin Foundation Italia con istruzioni operativa riguardo bitcoin e bitcoincash, crediamo sia utile a chi cerca (ma non trova) info operative a riguardo.

Bitcointalk.org/index.php?topic=2059641.0

BVT

BCC, bitcoin, bitcoincash, BTC

Tasse e Bitcoin 2017

30 Giugno 2017 / BTC-Davide /
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bitcoin-e-tasse

Leggiamo e linkiamo l’articolo completo sul tema tasse e bitcoin postato da Paolo Luigi Burlone di Coinlex.it.

Un pò di chiarezza non fà mai male…

La tassazione dei redditi prodotti in bitcoin, di Paolo Luigi Burlone, Coinlex.it – 30 GIUGNO 2017: Il boom del mercato delle valute virtuali ha attratto numerosi contribuenti italiani. Alcuni di loro hanno realizzato ingenti plusvalenze e si rivolgono agli studi professionali dei commercialisti in cerca di risposte in merito al trattamento fiscale dei redditi prodotti. Nel totale vuoto normativo di una fattispecie tanto innovativa, proviamo a fare chiarezza… Link al post integrale

BVT

bitcoin, tasse

Bitcoin è un servizio finanziario e una moneta? Si, secondo il Tribunale di Verona

31 Marzo 2017 / BTC-Davide / cryptovalute e Bitcoin
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bitcoin-martello-legge

Leggiamo dal sito Dirittobancario.it che il bitcoin…” il Tribunale ha ritenuto che il rapporto in forza del quale due parti concludono on-line un contratto di cambio di valuta reale con «bitcoin» integra un servizio finanziario, nella misura in cui il bitcoin è – rileva il collegio, a sua volta richiamandosi a un contributo dottrinale sul tema – «uno “strumento finanziario utilizzato per compiere una serie di particolari forme di transazioni online” costituito da “una moneta che può essere coniata da qualunque utente ed è sfruttabile per compiere transazioni, possibili grazie ad un software open source e ad una rete peer to peer». “

Bell’inizio 😉

BVT

bitcoin, legge, moneta legale

Riflessioni: l’India senza contanti

17 Gennaio 2017 / BTC-Davide / cryptovalute e Bitcoin
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india-bandisce-contanti-deliberatamente-per-controllare-la-popolazione

Oggi, dopo un periodo di riflessione, vogliamo dedicarci ad evidenziare alcuni concetti e passaggi facendo un mix di due lunghi articoli sul tema bitcoin, oro digitale, opportunità di investimento e contanti. E diamo a Cesare quel che è di Cesare indicando i link dove trovare gli articoli originali ed integrali: Bitcoin, oro digitale e investimento controverso, scritto da Jason Stutman e pubblicato il 4 dicembre 2016, link all’articolo originale Wealthdaily.com/5-things-every-investor-should-know-about-bitcoin e La lotta al Contante, dal sito di Norbert Häring, pubblicato il 1 Gennaio 2017, nella traduzione di Margherita Russo.

La notizia, non nuova, della salita “to the moon” del valore del bitcoin, quasi il 25.000% dal 2001 ad oggi fa correre subito il pensiero a chi ha avuto l’estro, la lungimiranza, l’accortezza o solo la fortuna di imbattersi in questa tecnologia rivoluzionaria ai suoi esordi, guadagnando così circa 250 volte il valore dell’investimento. Chissà quanti milionari. Invece gran parte delle persone stanno ancora lontane da bitcoin e sottostante tecnologia blockchain per la scarsa familiarità con l’informatica, con l’inglese e forse con la voglia di rischiare.

Ma ormai bitcoin non si può disinventare, è maturo come valuta (esiste da inizio 2010) e non viene più solamente indicato come moneta per delinquenti e spacciatori di droga dato che anche i grossi gruppi bancari si stanno interessando a bitcoin e blockchain e questo aiuta la diffusione e la presa di coscienza della sua validità da parte di quella fetta di popolazione che non legge molto ma guarda molta TV e telegiornali, media solitamente più interessati a notizie che facciano clamore che a vera diffusione di informazione ma tant’è, a caval donato…

Oramai i punti principali di vantaggio nel conoscere questa tecnologia si possono riassumere brevemente:
– bitcoin e blockchain sono sempre più utilizzati sia da persone comuni che da aziende che per i più svariati motivi traggono o pensano che trarranno vantaggio da questa tecnologia e le transazioni giornaliere si attestano attorno a 300.000 (fonte: blockchain.info). Se ne deduce che oltre ai chiari scopi speculativi, aziende e persone usano i bitcoin come semplice moneta di scambio, per comprare prodotti e servizi e se l’adozione cresce, anche il valore dovrebbe (condizionale d’obbligo) crescere.

Mappe spesso aggiornate che indicano le aziende che accettano bitcoin sono Quibitcoin.it o Coinmap.org (mondiale) senza contare (ma non dimenticando) che anche grandi aziende come Expedia,  Overstock.com o la più famosa e non a scopo di lucro Wikipedia.

Quindi con bitcoin si possono comprare tranquillamente viaggi, biglietti e prodotti digitali ma per restare più localizzati in Italia anche carburante, un’auto usata o i servizi di un carrozziere o di un commercialista o fare la spesa semplicemente pagando con una carta che si ricarica con bitcoin e che quando si striscia converte in euro e paga simultaneamente, scongiurando per entrambi gli attori (cliente e commerciante) il pericolo di un’eventuale -in via di stabilizzazione costante- volatilità del valore del btc. Per una valuta poco più vecchia di 7 anni è un ottimo risultato.

– bitcoin come bene rifugio diventa appetibile via via che cresce la fiducia verso questi nuovi tipi di valute digitali (si, esistono molte altre monete elettroniche, un elenco non esaustivo lo trovi su Coinmarketcap.com) e se per secoli l’oro è stato il bene rifugio per eccellenza, per difendersi da inflazione e crolli di economie varie, nel nuovo millennio vediamo affacciarsi sempre più investitori che cercano (e trovano nel bitcoin) un nuovo assett, completamente digitale, facilmente trasferibile, esente da inflazione e da manipolazioni di Governi, Banche Centrali, gruppi di poteri forti, etc.

– contrariamente a quanto si legge e si vede su più canali di informazione, non è necessario essere degli scienziati informatici per comprare, spendere o mettere al sicuro i propri bitcoin, nemmeno per chi è alle prime armi con PC e internet. Bastano semplici strumenti già di uso comune (almeno in Europa) come uno smartphone, magari un conto corrente o una carta di credito, anche ricaricabile per comprarli et voilà, il gioco è fatto.

I siti dove comprare bitcoin sono molteplici, anche totalmente italiani come TheRockTrading o Bitboat.net, così come italiani sono i servizi per la gestione dei cosiddetti wallet, i portafogli digitali dove tenere i propri bitcoin e da usare anche per pagare prodotti o servizi, ad esempio Greenaddress, Melis.io lanciato a dicembre 2016 e Altana, terzo (ma solo in ordine cronologico) lanciato in versione test la notte del 22 dicembre 2016 dal team di InBitcoin.

Una società priva di contanti? I possibili scenari dipinti dall’articolo di Häring mostrano un drammatico disegno globale, segnalando che “dall’inizio di novembre, senza alcun preavviso, il governo indiano ha dichiarato fuori corso le due banconote di taglio più alto, abolendo così di fatto oltre l’80 per cento del valore della moneta in circolazione. In mezzo al trambusto e all’indignazione che ne sono scaturiti, nessuno sembra aver fatto caso al ruolo giocato da Washington nella vicenda. Il che è abbastanza sorprendente, visti i pochi sforzi fatti per dissimularlo.” Il fine dichiarato, nemmeno in modo propriamente velato, è finalizzato a limitare l’uso del contante a favore dei pagamenti digitali in India e, a crescere, anche a livello globale.

Annunciando a novembre che le due banconote di maggior valore NON potevano più essere utilizzate per i pagamenti, con effetto quasi immediato, il Primo Ministro Narendra Modi ha di fatto congelato l’economia di base per la popolazione indiana che, è bene ricordare, per circa la metà non ha un conto corrente bancario e non trova nemmeno nelle vicinanze uno sportello bancario. Conseguenza diretta: penuria di contanti, banche soggette a rigorose restrizioni circa le disponibilità agli sportelli e ai bancomat, impossibilità di comprare cibo, medicinali e beni di prima necessità, truffe e caos, placatosi a fine dicembre 2016 con la conta dei morti (MORTI) ferma a 55.

Il fatto che poi l’United States Agency for International Development (USAID ossia l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale deputata a fornire aiuti umanitari ai Paesi bisognosi) avesse ad Ottobre 2016 annunciato l’introduzione di “Catalyst, Partnership globale per i pagamenti cashless“, al fine di indurre un salto quantico nei pagamenti, che rappresenta la fase più avanzata nella partnership fra USAID ed il Ministero delle Finanze per facilitare l’integrazione finanziaria universale” crea non pochi dubbi sulla trasparenza dell’operazione.

Un passaggio integrale dell’articolo di Häring (ringraziamo per la traduzione Margherita Russo) dà la stura ad ulteriori ragionamenti: “una lettura delle dichiarazioni a posteriori rende ovvio che Catalyst, e la partnership tra USAID ed il Ministero delle Finanze indiano dalla quale è scaturito Catalyst, non sono che operazioni di facciata utilizzate per preparare, senza destare troppi sospetti, un attacco a tutti gli indiani che utilizzano i contanti. La stessa parola Catalyst suona molto più inquietante, se si tiene conto di ciò che è successo il 9 novembre. Il responsabile per l’incubazione del progetto Catalyst è Alok Gupta, precedentemente amministratore delegato del World Resources Institute di Washington, di cui USAID è uno degli sponsor principali. È anche stato uno dei primi membri del team che ha sviluppato Aadhaar, l’orwelliano sistema di identificazione biometrica. Secondo un’indagine dell’Indian Economic Times, USAID si è impegnata a finanziare Catalyst per tre anni. L’importo è tenuto segreto. Prima di essere nominato AD diCatalyst, Badal Malick è stato Vice Presidente di Snapdeal, la più importante piattaforma di e-commerce in India. Malick ha così commentato:“La missione di Catalyst è risolvere i molteplici problemi di coordinazione che hanno impedito la penetrazione dei pagamenti digitali tra i commercianti e consumatori a basso reddito. Confidiamo di poter creare un modello sostenibile e replicabile…”
Esiste(va) inoltre uno studio riguardante il difficile rapporto indiani-moneta elettronica, studio eliminato dalla lista dov’era presente (comunicati stampa USAID), dal titolo “Beyond Cash”, studio che per poter apparire corretto ed avere campo libero nello sfruttamento dell’effetto sorpresa parlavano di un esperimento su scala ridotta regionale. Esperimento ampliato di fatto a tutta l’India, consistente nel “devastare temporaneamente l’ecosistema – contante per poi gradatamente prosciugarlo, limitando la disponibilità di contante delle banche per i clienti.”

Non essendo (io) in grado di riassumere fatti e considerazioni così importanti, riprendo integralmente l’articolo di Häring: “I commercianti ed i consumatori sono chiusi in ecosistemi basati sui contanti, che frenano il loro interesse” nei pagamenti digitali, recita il rapporto. Dato che pochi esercenti accettano i pagamenti digitali, pochi consumatori sono interessati ad usarli, e poiché pochi consumatori usano i pagamenti digitali, pochi esercenti sono interessati ad adottarli. Dal momento che le banche ed i fornitori di servizi di pagamento applicano commissioni per l’uso dei dispositivi o anche solo per tracciare i pagamenti digitali, è necessario un forte impulso esterno al fine di ottenere un livello di diffusione delle carte tale da renderle reciprocamente convenienti come modalità di pagamento per entrambe le parti. “L’obiettivo è di prendere in considerazione una città ed incrementare i pagamenti digitali di 10 volte nell’arco da sei a 12 mesi,” ha dichiarato Malick meno di quattro settimane prima che gran parte del contante fosse abolito in tutta l’India. Per non essere limitati nei loro preparativi in una sola città, il rapporto Beyond-Cash e Catalyst continuavano a parlare di una serie di regioni da prendere in considerazione, in apparenza per poter poi decidere quale fosse la migliore città o regione per l’esperimento. Solo a novembre è stato chiaro che l’intera India sarebbe stata la regione-cavia per una campagna globale volta a sbarazzarsi del contante. Leggendo con il senno di poi una dichiarazione rilasciata dall’Ambasciatore Jonathan Addleton, Direttore della Missione USAID in India quattro settimane prima, diventano chiare le sue velate allusioni a quanto sarebbe seguito: “L’India è all’avanguardia delle iniziative globali per digitalizzare le economie e creare nuove opportunità economiche che raggiungano le popolazioni più difficili da raggiungere. Catalyst sosterrà queste iniziative focalizzandosi sulla sfida per rendere cashless gli acquisti quotidiani .”

Letto questo fondamentale e, aggiungiamo, drammatico passaggio, l’articolo ci fornisce anche un elenco non esaustivo di chi ha spinto l’operazione indiana: “Oltre 35 organizzazioni chiave indiane, americane ed internazionali sono associate al Ministero delle Finanze e a USAID per questa iniziativa.” Sul sito cashlesscatalyst.org si può vedere che trattasi prevalentemente di fornitori di servizi informatici di pagamento che contano di lucrare sui pagamenti digitali o sulla relativa gestione dei dati degli utenti. Molti sono veterani di quella che un alto funzionario della Deutsche Bundesbank ha chiamato la “guerra al contante delle istituzioni finanziarie”. Fra queste l’Alleanza Better Than Cash, la Gates Foundation (Microsoft), Omidyar Network (eBay), la Dell Foundation, Mastercard, Visa, la Metlife Foundation.”
“…l’Alleanza Better Than Cash, di cui USAID fa parte, fondata nel 2012 per limitare il contante su scala globale… … questa agenzia dell’ONU, piccola ed alquanto povera di fondi, ha avuto la fortuna di poter vantare in uno dei due anni precedenti la Gates Foundation e nell’altro la Mastercard Foundation fra i suoi donatori più munifici.”
“…I membri dell’Alleanza sono grandi istituzioni americane che trarrebbero grandi vantaggi dalla limitazione del contante… …l’iniziativa ed il programma Catalyst appaiono come una mera estensione dell’Alleanza Better Than Cash, con l’aggiunta di organizzazioni indiane ed asiatiche fortemente interessate a vedere una sostanziale diminuzione dell’uso del contante.”

Saltiamo per comodità un paragrafo indicante nomi a vario titolo coinvolti nella questione (che puoi comunque leggere nell’articolo integrale su Vocidallestero.it) e passiamo agli effetti, come detto devastanti, dell’abolizione, di fatto, di gran parte della valuta in contanti circolante in India: “a nessuno che fosse coinvolto da vicino nella faccenda poteva essere sfuggito che ciò avrebbe provocato un periodo estremamente difficile di caos, specialmente per la maggior parte degli indiani poveri delle campagne, falsamente designati come gli ipotetici beneficiari della campagna di integrazione finanziaria. USAID ed i suoi partner avevano analizzato a fondo la situazione e nel rapporto Beyond-Cash si poteva leggere che il 97% delle transazioni erano condotte in contanti e che solo il 55% degli indiani erano titolari di un conto in banca. Sapevano anche che persino tra questi ultimi “solo il 29% lo aveva utilizzato negli ultimi tre mesi”. Dato questo per scontato, era inevitabile che abolire improvvisamente gran parte del contante avrebbe causato gravi problemi, anche di sopravvivenza, a molti piccoli commercianti e produttori, così come a molte persone che vivono in aree remote sprovviste di banche. Quando il disastro è successo, è stato chiaro quanto falsa fosse sempre stata la chimera dell’integrazione finanziaria grazie alla digitalizzazione dei pagamenti e alla limitazione del contante. Molto semplicemente, nessun mezzo di pagamento può competere con il contante nel permettere a chiunque di agire nel mercato senza ostacoli. Ma per Visa, Mastercard e gli altri fornitori di servizi di pagamento, poco sensibili a questi problemi di sopravvivenza delle masse cenciose, l’assalto al contante si risolverà verosimilmente in un gran successo, aumentando progressivamente i pagamenti digitali nel “teatro di prova”. Dopo tutto questo caos e le perdite che hanno dovuto subire, gli imprenditori che possono ancora permetterselo probabilmente faranno in modo di poter accettare pagamenti digitali in futuro. Mentre i consumatori, con le attuali restrizioni delle quantità di contante che possono prelevare dalle banche, utilizzeranno tutte le opportunità di pagare con le carte elettroniche (e noi aggiungiamo: auspichiamo inizieranno ad utilizzare bitcoin come contante digitale, dato che sarebbe sufficiente dotarsi di un cellulare, anche di base e low-cost per gestire i fondi, come stanno facendo moltissimi africani e molte nazioni del Sudamerica  con economia al collasso, vedi Venezuela e i suoi bolivar ) a tutto beneficio di Visa, Mastercard, e degli altri membri dell’Alleanza Better Than Cash.

L’ultimo passaggio dell’articolo, forse il più importante e chiarificatore: “Gli interessi commerciali delle imprese americane, che dominano i sistemi informatici dei commerci e dei pagamenti, sono uno dei fondamentali motivi per lo zelo mostrato dal governo USA nello spingere per la riduzione del contante a livello globale, ma non sono certamente l’unico motivo, né probabilmente il più importante. Il potere di supervisione e di controllo che consegue all’espansione dei pagamenti digitali è un’altra ragione. I servizi segreti americani, insieme alle aziende di IT, possono rilevare tutti i pagamenti internazionali fatti attraverso banche e monitorare gran parte del flusso generale dei dati digitali. I dati di carattere finanziario sono generalmente i più significativi e preziosi.
Più importante ancora, lo status del dollaro come valuta mondiale di riferimento, ed il predominio delle imprese statunitensi nella finanza internazionale, assicurano al governo USA un enorme potere su tutti gli operatori del sistema finanziario formale senza contanti. Un potere tale da spingere persino alla prevalenza del diritto americano su quello locale o internazionale. Il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha recentemente pubblicato un articolo agghiacciante che spiega come funziona. Gli impiegati di una società di factoring tedesca, che svolgeva attività perfettamente legali in Iran, si sono ritrovati inclusi in una lista di terroristi degli Stati Uniti, il che ha significato essere tagliati fuori da buona parte delle transazioni finanziarie, e persino le imprese di traslochi si sono rifiutate di trasportare i loro mobili. Un’importante banca tedesca, dietro pressioni USA, è stata obbligata a licenziare numerosi impiegati che non avevano fatto nulla di improprio o illegale.
Gli esempi potrebbero continuare. Qualsiasi banca attiva nel mercato internazionale è soggetta al ricatto di essere costretta dal governo degli Stati Uniti a seguirne le direttive, dal momento che una revoca della licenza di operare negli Stati Uniti, o in dollari, praticamente equivale a chiuderla. Basti pensare a Deutsche Bank, che ha dovuto negoziare con il Tesoro americano per mesi se pagare una multa di 14 miliardi di dollari, e quindi certamente fallire, o cavarsela con sette miliardi e sopravvivere. Quando si ha il potere di far fallire le più grandi banche anche di grandi paesi, si ha automaticamente potere anche sui loro governi. Il potere dato dal controllo quasi esclusivo del sistema finanziario ed i relativi dati esiste già. Meno contante c’è in circolazione, più il controllo diventa esteso e saldo, poiché il contante è la via principale per evadere tale potere.”

Chiudiamo il post con due famose citazioni:

  • Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario perché, se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione. (Henry Ford)
  • Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e me ne infischierò di chi ne fa le leggi. (Mayer Anselm Rothschild)

Commenti benvenuti (dopo aver letto tutto l’articolo però…)

BVT

bitcoin, cashless, guerra al contante, india

Nuove attività che accettano bitcoin, le prime del 2017

4 Gennaio 2017 / BTC-Davide /
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bellezza-studio-parrucchiere-trento-rovereto-accetta-bitcoin

Il favoloso Team di InBitcoin aiuta il Bellezza Studio di Trento (parrucchiere in via Grazioli e via Fogazzaro ) ed il Bellezza Studio Rovereto in Corso Rosmini ad accettare bitcoin per i loro servizi. Un altro successo, bravi 😉

BVT

bitcoin, parrucchiere

Creditori e pignoramento del conto corrente, ma con bitcoin…

31 Dicembre 2016 / BTC-Davide /
0

debitore-acqua-gola

Citiamo integralmente un articolo di Laleggepertutti.it che propone le nuove caratteristiche d’uso dell’arma del pignoramento, declinato a tutto: beni mobili, immobili e ciliegina sulla torta, anche conti correnti. Forse il bitcoin potrebbe essere una valida alternativa? Forse si. e Auguri di buon anno 😉

“Non paghi le tasse (e noi aggiungiamo: qualunque debito)? Il Fisco (e non solo) può pignorarti il conto corrente.

L’Agente per la riscossione esattoriale, dopo aver notificato la cartella di pagamento, può inviare alla banca e al debitore l’atto di pignoramento; non ci sono udienze in tribunale. Quando il creditore è il fisco, il pignoramento del conto corrente avviene in modo automatico, senza cioè bisogno di un procedimento in tribunale, davanti al giudice. Tutto ciò che deve fare l’Agente per la riscossione (Equitalia o altro, successivo alla sua chiusura) è notificare la cartella di pagamento al contribuente, attendere almeno 60 giorni e poi notificare l’atto di pignoramento alla banca e al debitore. Decorsi altri 60 giorni dalla notifica del pignoramento senza che, nel frattempo, il debito sia stato saldato o sia stata presentata la domanda di dilazione, le somme bloccate vengono accreditate sul conto corrente dell’Esattore.

Come avviene il pignoramento del conto corrente? Quando il creditore è un soggetto privato (ad esempio, un fornitore, una banca, una persona che ha vinto una causa, ecc.), il pignoramento del conto corrente avviene essenzialmente in tre passaggi:

  • la notifica al debitore dell’atto di precetto, un’intimazione cioè ad adempiere al più presto al pagamento delle somme ivi indicate (maggiorate delle spese legali). Se il debitore non paga entro 10 giorni, il creditore può passare al gradino successivo. Ma se trascorrono più di 90 giorni, il precetto “scade” e va nuovamente notificato. L’atto di precetto non specifica quale sarà il tipo di pignoramento che verrà eseguito; il creditore può, dunque, decidere anche all’ultimo minuto;
  • la notifica al debitore e alla banca del vero e proprio atto di pignoramento: questo ha lo scopo di “bloccare” (o meglio, vincolare) le somme presenti sul conto corrente nei limiti dell’importo ivi indicato. Dunque il correntista non potrà più prelevarle, né la banca potrà pagare eventuali Rid o assegni con tali somme, anche se emessi prima della notifica del pignoramento. Insomma, tali importi diventano completamente indisponibili, come se fossero “accantonati”. La banca deve comunicare al creditore, con posta elettronica certificata (Pec) o con raccomandata, se sul conto corrente del debitore sono presenti somme di denaro e, quindi, ne conferma il blocco;
  • l’atto di pignoramento contiene anche una citazione, ossia l’invito a presentarsi davanti al giudice del tribunale (sezione: esecuzioni forzate), in una specifica data. Tale udienza è quindi il terzo passaggio: il giudice verifica se la banca ha già comunicato, al creditore, la presenza di somme sul conto. In tal caso, emette un provvedimento con cui «assegna il denaro pignorato» al creditore: in sostanza ordina alla banca di versare le somme a chi ha intrapreso l’esecuzione forzata. Solo dopo tale momento il conto viene svuotato dei soldi pignorati e ritorna libero e utilizzabile.

Come avviene il pignoramento del conto quando il creditore è il fisco? Le regole cambiano quando ad agire è il fisco. I passaggi si riducono ad uno soltanto. Da un lato, infatti, la cartella di pagamento è anche atto di precetto e, pertanto, non c’è bisogno di una seconda notifica. Dall’altro lato, l’Agente per la riscossione (ex Equitalia dopo la sua chiusura) è infatti autorizzato a procedere in autonomia, senza bisogno dell’autorizzazione del giudice. Dunque, quando il creditore è il fisco i passaggi sono i seguenti:

  • notifica della cartella di pagamento o di una intimazione ad adempiere (tramite raccomandata a.r. o posta certificata). L’Agente per la riscossione esattoriale deve attendere almeno 60 giorni prima di procedere, ma non più di un anno (se il precedente atto è una cartella di pagamento) o 180 giorni (se il precedente atto è una intimazione ad adempiere). Il debitore che, prima del pignoramento, chieda una dilazione (o meglio detta «rateazione»), blocca ogni successivo pignoramento;
  • notifica dell’atto di pignoramento alla banca e al debitore (tramite raccomandata a.r. o posta certificata). Anche se la legge non lo specifica, l’atto di pignoramento viene subito notificato alla banca e solo dopo al contribuente, onde evitare che quest’ultimo prelevi dal conto delle somme prima del materiale blocco. L’atto di pignoramento contiene un invito a pagare le somme entro 60 giorni. Se ciò non avviene, le somme vengono direttamente versate, dalla banca, sul conto del fisco e, quindi, sottratte dl conto del debitore. Il tutto, come già detto, senza alcuna udienza in tribunale.

Come evitare il pignoramento del conto corrente del fisco? Una volta già avvenuto il pignoramento, e prima che siano decorsi i 60 giorni oltre i quali la banca accredita direttamente le somme sul conto dell’Agente della riscossione, il contribuente può presentare una richiesta di rateazione: se ottiene l’autorizzazione a pagare in forma dilazionata il proprio debito, esibendo la ricevuta del primo pagamento il pignoramento ancora in stand by si blocca e non va più avanti; con la conseguenza che il conto corrente viene liberato dal pignoramento. È troppo tardi, invece, se la richiesta viene presentata scaduti i 60 giorni dalla notifica del pignoramento, quando ormai le somme sono state accreditate all’esattore.”

BVT

bitcoin, pignoramento, pignoramento conto corrente

Bitcoin e Moneta Legale

28 Dicembre 2016 / BTC-Davide /
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Un lungo articolo di Dirittobancario.it sulla situazione Bitcoin e moneta cosiddetta legale di “G. Lemme e S. Peluso, Criptomoneta e distacco dalla moneta legale: il caso bitcoin, in Riv. dir. banc., dirittobancario.it, 43, 2016”. Scaricabile anche in pdf.
Dirittobancario.it/rivista/sistemi-e-servizi-di-pagamento/criptomoneta-e-distacco-dalla-moneta-legale-il-caso-bitcoin
bitcoin, moneta legale

Bitcoin a Rovereto: relatori d’eccezione

13 Ottobre 2016 / BTC-Davide /
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Da non mancare, visti i referenti: banca, polizia postale, tecnici, economi. Tutti in una volta 😉

conferenza-bitcoin-virus-rovereto-partecipazione-polizia-postale

bitcoin, bitcoin rovereto, inbitcoin

… i bitcoin Sono l’esperanto della valuta

30 Settembre 2016 / BTC-Davide / cryptovalute e Bitcoin
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Pubblichiamo integralmente (qui il PDF) un articolo di venerdì 30 settembre del Corriere del Trentino sul meet-up di Rovereto, organizzato dal team di Inbitcoin, con i quali ci complimentiamo in particolar modo per la definizione del bitcoin di “esperanto“.

Comparazione di facile comprensione, congrats 😉

BVT


Rovereto «capitale» dei bitcoin «Sono l’esperanto della valuta» Ieri l’aperitivo informatico: «Così si bypassa il sistema tradizionale» Corriere del Trentino, 30 Sep 2016. servizio di Martina Dei Cas.

Innovativo Il bancomat che consente di ritirare i bitcoin, Rovereto è la città italiana con il maggior numero di esercizi abilitati per i bitcoin.

TRENTO «I bitcoin sono l’esperanto della valuta» spiega Simone, uno dei 30 partecipanti al Bitcoin Meetup, l’aperitivo informativo su questa moneta elettronica svoltosi ieri al Bar Mani al Cielo di Rovereto. Il titolare Gianpaolo Rossi racconta: «Usare i bitcoin significa bypassare il sistema bancario tradizionale perché questa moneta viene generata in rete, senza bisogno di un ente centrale di emissione. Nessuna autorità può bloccare i trasferimenti e non c’è il rischio di svalutazione. Da quando, nel gennaio 2015, ho attivato il bancomat bitcoin qui al bar, ho ampliato il mio giro d’affari. I bitcoin sono una moneta per tutti, dai ragazzi che ci si pagano la colazione ai pensionati che li investono sul mercato dei capitali come fossero azioni. Io per esempio ci ho comprato un telefono».

Dai servizi di telefonia all’estetista, passando per l’ottico o il ristorante, sono infatti in molti ad accettare questi pagamenti elettronici, soprattutto a Rovereto, la città italiana con il maggior numero di esercizi commerciali bitcoin abilitati, tanto che Marco Amadori ha pensato di fondare proprio qui Inbitcoin, una start up che oggi offre servizi per le aziende, applicazioni per i consumatori e prodotti finanziari, con 18 soci e due sedi distaccate a Milano e Pordenone. «Un consiglio per i neofiti? — sorride Amadori — Investire tanto tempo e poco denaro, per capire i meccanismi di questo mondo virtuale e soprattutto utilizzare solo i canali bitcoin ufficiali. Negli ultimi anni stanno fiorendo una serie di siti fotocopia non autorizzati, ma lì le transazioni non sono sicure».

Giorgio, che elabora software a Brescia, lo interrompe: «Quando questa moneta è nata, nel 2009, si poteva comprare per 5 euro. Oggi invece un bitcoin ne vale quasi 550 e il mercato è così esteso da far sì che tra le aziende che operano nel settore non si crei concorrenza, quanto piuttosto un network pronto a collaborare per garantire una migliore innovazione».

Anche Nicola, di Villalagarina, nei bitcoin crede profondamente, tanto da averli usati come regalo di Natale per papà Bruno che racconta entusiasta: «Fino a pochi mesi fa non avevo neanche il telefono col vetro (lo smartphone, ndr) e adesso addirittura lo uso per pagarmi il caffè».

Alessandro di Milano su questo sistema monetario alternativo sta scrivendo la tesi di laurea in ingegneria gestionale, mentre Martino di Ala lo usa per comprare fumetti in Nuova Zelanda, ma la storia forse più curiosa è quella di Paolo, titolare di un banco di formaggi al mercato di Bolzano: «Da quando, a febbraio, mi sono munito di bancomat bitcoin, non ho più problemi con i clienti stranieri, perché questa valuta è universale e non necessita del gravoso sistema dei cambi».

bitcoin, inbitcoin, rovereto
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