Posto questo secondo articolo ripreso da blog e siti di settore perché penso sia giusto sensibilizzare le persone sotto molti punti di vista e il warning dell’Autorità Bancaria Europea (a fondo pagina la traduzione integrale in italiano) permette di valutare autonomamente se i ragionamenti filano oppure mostrano incongruenze.
Io ne noto alcune, che faccio modestamente presente, attendo commenti (che dovranno essere approvati e moderati visto l’argomento).
Riassumendo il significato del documento, l’EBA scrive che i Consumatori europei non sono protetti da nessuna regolamentazione usando moneta “virtuale” come mezzo di pagamento, quindi potrebbero perdere i propri soldi. Vogliamo parlare di Chargeback? Altra spiegazione di questo meccanismo lo potete leggere a questo link.
Non metto in dubbio che il Consumatore sia da sempre oggetto di truffe e inganni, ma occorre considerare anche il punto di vista dei venditori; che protezione hanno da questo tipo di truffe, in aumento in tutto il mondo? Le Cryptovalute dovrebbero essere trattate perlopiù come denaro contante, cash, una manna per il commercio elettronico (prossima Google Tax a parte, che a mio avviso costringerebbe qualsiasi società di qualsiasi stato membro dell’UE ad aprire tante Partite Iva quanti sono gli stati membri, per poter vendere i propri servizi on-line, ma questa è un’altra storia…)
L’EBA indica anche che i siti di scambio (exchange) di queste cryptovalute non sono regolamentati, non sono banche che conservano la valuta in deposito o Stati Sovrani (ma le garanzie non sono forse le stesse?)
Consideriamo i tristi casi di Banche Commerciali cosidette “di deposito” o di Banche d’Affari che falliscono?
Che garanzie hanno fornito all’investitore/risparmiatore/correntista?
Una banca commerciale (per statuto) commercia in denaro, così come il macellaio compra e rivende carne, così la banca commerciale “compra” denaro dai correntisti riconoscendo loro un tasso di interesse e poi lo rivende a imprese e privati che ne fanno richiesta e perché ne hanno bisogno, per vari motivi, a fronte di garanzie (e di interessi più alti di quelli che riconosce ai correntisti, ovviamente). Il loro guadagno (lordo) sta nella differenza tra il tasso sui depositi e il tasso sui prestiti.
Le banche di investimento invece non hanno sportelli aperti al pubblico, comprano e rivendono partecipazioni di aziende ed il loro guadagno sta nella differenza tra il prezzo di vendita ed il prezzo di acquisto delle azioni. Gli azionisti investono il capitale aspettando l’aumento di valore delle azioni per vendere e lucrare sulla differenza. Ma in più, per aumentare la forbice di guadagno chiedono al mercato stesso dei prestiti, promettendo tassi più alti di quelli che una banca commerciale normalmente riconosce sui depositi.
Ma se gli investimenti risultano sbagliati e scadenti, non restituiscono guadagno o vanno addirittura in perdita (con il famoso prestito che deve comunque essere rimborsato alla scadenza stabilita con gli interessi concordati) oppure semplicemente la banca fallisse ( link ad un post esplicativo di milanofinanza.it, link al post del sito Tg1 RAI) o ancora lo Stato decidesse di “prelevare” una tantum una percentuale dal conto corrente per “motivi di stato”, come sarebbe tutelato l’investitore, risparmiatore o correntista che sia? (link a due post di marzo 2013 del Sole24ore – link1 e link2 e suo epilogo a questo link datato aprile 2013 con relativa ventilata proposta del FMI tratta da un articolo de ilfattoquotidiano.it).
I casi di fallimento di Banche (o Stati) forse sono rari, ma è importante sapere le modalità operative che stanno alla base di certe operazioni, quindi rimando a qualche link di approfondimento QUI, QUI e QUI per farsi un’idea dell’attuale situazione, tenendo presente che i fondi a disposizione per il “salvataggio” di conti e investimenti non sono esattamente operativi (link ad un ottimo post sull’argomento).
Alla nuova luce di questi fatti il Bitcoin, il risparmio in valuta presso banche commerciali e investimenti in azioni o titoli di stato non hanno grandi differenze, se non considerando marginalmente l’effettiva gioventù del sistema Bitcoin.
Il documento dell’EBA prosegue poi consigliando prudenza con i wallet o portafogli digitali che contengono la propria cryptovaluta e potrebbero essere oggetto di furto, senza garanzia di poter rientrare in possesso della somma trafugata.
Semplice analogia con i servizi di home banking che tutte le banche commerciali forniscono: ti rubano la password (che in molti custodiscono in PC senza adeguate protezioni), entrano nel tuo conto, spostano i soldi, tu chiedi il risarcimento e la banca, giustamente, risponde che dovevi stare più attento. Molti istituti nemmeno prendono in considerazione un risarcimento, considerandoti adulto, responsabile e pienamente consapevole dei rischi e delle misure di sicurezza che dovresti attuare per non farti rubare password, nome utente, codici PIN del bancomat, CVV2 della carta di credito, ecc. non considerando chiaramente il livello di alfabetizzazione informatica della media degli italiani (e degli europei?).
Passiamo poi all’indicazione che, dato il relativo grado di anonimato delle cryptovalute, le stesse potrebbero essere usate per fini poco chiari come riciclaggio e conseguentemente le forze dell’ordine avrebbero il potere di chiudere piattaforme di scambio e wallet/portafogli on line di questo tipo di valuta elettronica, impedendo al “correntista” di accedere ai proprio denari.
Senza però chiarire che il “correntista” potrebbe tranquillamente mantenere il proprio conto/wallet/portafogli al sicuro, in un wallet di carta, magari plastificato, in casa sua (cosa impossibile da fare con la normale valuta a corso legale, dato l’ingombro stesso della cartamoneta e la sempre maggiore dematerializzazione della valuta in atto), facendo un archivio di salvataggio su siti indipendenti, su un PC magari scollegato da internet per maggior sicurezza, in uno smartphone, in una chiavetta USB, arrivando a salvarlo come allegato in una email o perfino ricordando a memoria la stringa di numeri e lettere che formano la “chiave privata” per poter movimentare i Bitcoin nel conto. Una Banca mentale, perfettamente sicura e personale.
Arriviamo infine al warning fiscale, cioè i possibili reati fiscali derivanti dalla compravendita e dal semplice possesso di questa moneta: ma quali reati si potrebbero contestare, non esistendo una normativa Europea o delle singole Nazioni che spieghi al cittadino come mettersi in regola? (anche se in effetti la Germania – traino dell’economia europea? – qualche passo avanti l’ha fatto, leggi di seguito un link “informatico”).
Di seguito la traduzione del documento in italiano (grazie a Felice, aka Waveman, per la traduzione) che crediamo debba essere messa a disposizione di quanti non leggono l’inglese e per assoluta trasparenza.
I commenti, come scritto sopra, necessiteranno di moderatore che ne autorizzi la pubblicazione, per cui faremo del nostro meglio per “stare sul pezzo”, verificarli e pubblicarli.
“L’Informazione ci rende Liberi” – BVT
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TRADUZIONE INTEGRALE:
Avviso ai consumatori sulle valute virtuali.
L’Autorità bancaria europea (EBA) pubblica il presente avviso per evidenziare i possibili rischi che si possono affrontare quando si acquista, detiene o si fa trading di valute virtuali come Bitcoin.
Le valute virtuali continuano ad essere sui primi titoli dei giornali e stanno godendo di crescente popolarità.
Tuttavia, è necessario essere consapevoli dei rischi associati alle valute virtuali, incluso quello di poter perdere i propri soldi. Non esistono normative specifiche che coprono le perdite se una piattaforma che scambia o custodisce il vostro denaro virtuale fallisce o va fuori mercato. Mentre l’EBA sta valutando tutte le questioni connesse alle valute virtuali per stabilire se le stesse possano e debbano essere regolamentate e controllate si consiglia di informarsi sui rischi associati a questo tipo di valuta.
Cosa sono le valute virtuali? Una moneta virtuale è una forma di denaro digitale non regolamentata che non viene emessa o garantita da una banca centrale e che può fungere da mezzo di pagamento. Le valute esistono in molte forme, cominciando da quelle utilizzate nei siti di gioco online e social networks finendo per essere poi accettate anche come pagamento “offline” o nella “vita reale”. Sta diventando però sempre più possibile utilizzare le valute virtuali come mezzo per pagare beni e servizi da rivenditori, ristoranti e luoghi di intrattenimento. Tali operazioni spesso non sono soggette a tasse o oneri, e non coinvolgono una banca.
Più di recente, la moneta virtuale “Bitcoin” ha creato le premesse per una nuova generazione di valute decentrate, valute peer-to-peer spesso chiamate anche valute crittografiche. Dopo la sua recente crescita , decine di altre valute virtuali hanno seguito la scia del Bitcoin.
Come funziona? Utilizzando Bitcoin come esempio, le valute virtuali possono essere acquistate presso una piattaforma di scambio con valuta convenzionale. Vengono poi trasferite ad un conto Bitcoin personalizzato noto come “Portafoglio digitale”. Utilizzando questo portafoglio, i consumatori possono inviare Bitcoins on-line a chiunque altro disposto ad accettarli, o riconvertiti in una moneta fiat convenzionale (come l’euro, sterlina o Dollaro).
I nuovi Bitcoins vengono creati on line utilizzando un software piuttosto potente installato su computers noti come “minatori”. Questo software consente ai consumatori di “minare” piccole quantità di moneta attraverso la risoluzione di algoritmi volutamente complessi. Tuttavia, l’aumento dell’offerta di moneta è fissato in modo che solo piccole quantità ne vengono rilasciate nel tempo.
Quali sono i rischi di cui è necessario essere a conoscenza? L’EBA ha identificato diverse caratteristiche e rischi di cui si dovrebbe essere a conoscenza al momento dell’acquisto, possesso, o trading di valute virtuali. Potresti perdere i tuoi soldi su una piattaforma di scambio della valuta.
E’ possibile acquistare valuta virtuale direttamente da qualcuno che la possiede o attraverso una piattaforma di scambio. Queste piattaforme tendono ad essere non regolamentate. In un certo numero di casi, le piattaforme di scambio hanno cessato l’attività o sono fallite, in alcuni casi a causa di hacking da parte di terzi. L’EBA è consapevole che i consumatori perdono regolarmente significative quantità di denaro tenuto su queste piattaforme.
È necessario essere consapevoli del fatto che le piattaforme di scambio non sono banche che tengono la valuta virtuale come deposito. Se una piattaforma di scambio perde i soldi o fallisce, non vi è alcuna garanzia giuridica specifica di protezione – ad esempio attraverso un sistema di garanzia dei depositi – che copra i danni ai fondi tenuti sulla piattaforma, anche quando lo piattaforma è registrata presso un’autorità nazionale.
Il tuo denaro può essere rubato dal tuo portafoglio digitale. Una volta comprata, la moneta virtuale viene memorizzata in un “portafoglio digitale”, su un computer, portatile o smartphone. I portafogli digitali hanno una chiave pubblica e una chiave privata o password che ti permette di accedervi. Tuttavia, i portafogli digitali non sono impermeabili agli hacker. Come con i portafogli normali i soldi possono quindi essere rubati dal tuo portafoglio digitale. Sono stati riportati casi di consumatori che hanno perso moneta virtuale sopra il milione di dollari, con poche prospettive di averli restituiti. Inoltre, se si perde la chiave o la password del portafoglio digitale, la moneta virtuale può essere persa per sempre. Non ci sono enti centrali che tengano registrate le password o abbiano qualche documento sostitutivo.
Non si è protetti quando si utilizzano valute virtuali come mezzo di pagamento. Quando si utilizzano valute virtuali come mezzo per pagare beni e servizi non si è protetti da alcun diritto di rimborso ai sensi del diritto comunitario offerto, come ad esempio succede quando si fanno trasferimenti da una banca convenzionale o altro conto.
Pagamenti non autorizzati o non corretti fatti dal portafoglio digitale, pertanto, non possono di solito essere annullati. Nemmeno l’accettazione delle monete virtuali dai dettaglianti è sempre garantita e si basa sulla loro discrezione e / o accordi contrattuali, che possono cessare in qualsiasi momento e senza alcun preavviso.
Il valore della tua valuta virtuale può cambiare rapidamente, e potrebbe anche scendere a zero. Il prezzo del Bitcoin e di altre valute virtuali è aumentato drasticamente. Questo ha spinto alcuni consumatori a scegliere di investire su di esse. Tuttavia, è necessario rendersi conto che il valore delle valute virtuali è molto volatile e può facilmente scendere così come salire. Se la popolarità di una particolare moneta virtuale scende, per esempio perché un’altra valuta virtuale diventa più popolare, allora è del tutto possibile che il loro valore scenda bruscamente e definitivamente.
La volatilità dei prezzi delle valute ti interessa se comperi le valute virtuali come mezzo di pagamento. A differenza del denaro versato su un conto bancario o dai pagamenti tradizionali con una moneta in corso, non si può essere certi che il valore dei tuoi fondi in valuta virtuale rimanga sostanzialmente stabile. Le operazioni in valuta virtuale possono essere oggetto di attività criminali, incluso il riciclaggio di denaro.
Le operazioni in valute virtuali sono pubbliche ma chi invia ed i destinatari di tali operazioni non lo sono. Le transazioni sono in gran parte irreperibili, e forniscono ai consumatori di valuta virtuale un alto grado di anonimato. È pertanto possibile che la valuta virtuale venga utilizzata per operazioni connesse ad attività criminali, tra cui il riciclaggio di denaro. Questo uso improprio potrebbe coinvolgerti, poiché le forze dell’ordine possono decidere di chiudere le piattaforme di scambio ed impedire di accedere o utilizzare i fondi depositati.
Si potrebbe essere soggetti ad ispezioni fiscali. È necessario essere consapevoli che possedere valute virtuali può avere implicazioni fiscali, come il valore aggiunto sulle plusvalenze o tasse sul capitale. Si dovrebbe essere a conoscenza delle leggi fiscali applicate nel proprio paese quando si utilizzano le valute virtuali.
Cosa puoi fare per proteggerti? Raccomandiamo, se comprate valute virtuali, di esserne pienamente consapevoli e capire le loro caratteristiche specifiche. Consigliamo di non utilizzare denaro vero che non ci si può permettere di perdere. Consigliamo anche di avere la stessa cautela con il proprio portafoglio digitale, cosi come faresti con il tuo portafoglio vero o con la tua borsa. Consigliamo di non tenere nel portafoglio digitale grandi quantità di denaro per un lungo periodo di tempo e di assicurarsi di tenerlo al sicuro. Raccomandato anche familiarizzare con la proprietà, il modello di business, la trasparenza, e la percezione pubblica delle piattaforme di scambio che si intendono utilizzare.